CLAUDIO BEGHELLI
presenta
"BIOGRAFIA NON AUTORIZZATA (DRAMMA CON FINALE NOIR)"
(prospettivaeditrice)
Interviene il prof. Davide Giusti.
Letture a cura dell'attrice Irene Guadagnini
"Dopo l'esperimento del documentario per la scena Le strade raccontano - Roma, 1943-'44', sono tornato a cimentarmi nella costruzione di una struttura drammaturgica più "classica" (e dunque più prettamente e specificatamente "teatrale"). A dir la verità, questo nuovo copione era stato concepito, inizialmente, come un monologo; poi la storia -come succede-, durante la stesura, si è dilatata, l'intreccio è divenuto più articolato e complesso, le sottotrame si sono ramificate, ed il testo per attrice solista è diventato, man mano, un dramma vero e proprio. Penso non sia del tutto inutile conoscere le tappe della genesi di un lavoro così delicato (sicuramente il mio più personale). È abbastanza naturale, se non inevitabile, che un portatore di handicap con qualche propensione per la scrittura -quale io sono-, avverta prima o poi l'urgenza di parlare non tanto della propria malattia, quanto della condizione esistenziale cui essa lo obbliga. Che è un po' come un servizio militare senza riposi, né licenze e soprattutto senza congedo.
Ho fatto un primo tentativo nel 2007, ma mi è parso subito troppo acerbo, e così ho
accantonato il progetto. Tuttavia, non ho smesso di raccogliere materiali e appunti sul tema. Diverse altre prove, mutando, di volta in volta, contesto e personaggi, ho compiuto negli anni a seguire: ma tutti mi parevano o troppo scopertamente autobiografici, o involontariamente retorici e predicatori, oppure ancora troppo meccanici nello svolgimento (come se stessi lavorando per dimostrare una tesi, senza sapere nemmeno io quale fosse). Poi, come sempre accade in questi casi, ti imbatti, in modo del tutto casuale, in qualche opera che, imprevedibilmente, ti propone un nuovo punto di vista e ti induce, quindi, a percorrere una strada che senti più giusta e matura, più adeguata al tema intorno al quale, da tanti anni, il tuo pensiero, silenziosamente, non smette di vorticare. Nel mio caso, è andata in questo modo. Per ragioni professionali, a 33 anni, ho dovuto leggere e analizzare molti dei romanzi migliori e più riusciti di Simenon. Ho scoperto, così, che il genere noir è una cornice, una scatola comodissima: l'unica regola che ti impone è di scrivere un racconto che contenga un fatto torbido o violento; per il resto puoi riempirla con le riflessioni e le digressioni più varie.
Si può spaziare dall'analisi delle dinamiche di coppia alla descrizione del tormentato rapporto tra padre e figlio, dall'esplorazione della solitudine al ritratto di un sentimento d'amore che si trasforma in gelosia parossistica e omicida per fare solo alcuni esempi. Chissà che non si possa parlare in modo misurato anche della malattia, utilizzando questo genere? - ho pensato.
Così è nato "Biografia non autorizzata". Credo sia necessario specificare, nonostante le ipotesi e le ambiguità cui il titolo può dar luogo, che il protagonista sono e, a un tempo, non sono io. La mia malattia, per fortuna, è meno invalidante di quella descritta e mi lascia un più ampio margine di autonomia (naturalmente chi mi conosce bene non faticherà a capire che le riflessioni sulla patologia sono legate alla mia personale esperienza, e non gli sarà nemmeno difficile trovare alcune concordanze tra la materia drammatica trattata e la mia vita ma questo è un discorso privato). In secondo luogo, l'invidia e il rancore verso gli altri che il personaggio matura nel corso delle sue vicende non mi appartengono affatto (anche se sono consapevole che ogni invalido, se non trova le strategie per difendersi, rischia, ogni giorno, di essere sopraffatto da questi sentimenti e da altri ancora più pericolosi, autodistruttivi e lesivi della libertà altrui).
Devo dire, infine, che questa non è soltanto la storia di una persona malata: tra il resto, qui si narra di un'amicizia tradita; di un amore (i portatori di handicap hanno le stesse pulsioni e i medesimi sentimenti degli altri esseri umani, anche se troppo spesso non si dà la giusta importanza a questo aspetto della loro esistenza); di un'ambizione ingiustamente frustrata; di un inganno e di un addio."
( dalla nota introduttiva di Claudio Beghelli)
CLAUDIO BEGHELLI è nato a Bologna nel 1982. Parallelamente agli studi in filosofia, coltiva, da qualche anno, un multiforme lavoro culturale. Dal 2004 al 2011 ha collaborato con il Prof. Giorgio Celli anche in qualità di segretario e addetto stampa e organizzatore culturale. Interessato al teatro di narrazione, nel 2005 crea la compagnia Teatro delle Ceneri (ora ribattezzata in Compagnia Cincopan-Beghelli), ed è co-regista e interprete di numerosi spettacoli. Tra questi ricordiamo: "Qualcuno era.. - Marx, Gesù e i gabbiani ipotetici", attualmente in tounée per ta terza stagione; "Il caso di Alessandro e Maria", di Gaber/Luporini, allestimento creato con Cristina Carrisi (2015/'16); "La nuda verità", monologo scritto nel 2015/'16 dall'autore medesimo, per la regia di Francesca Calderara.Tra le sue pubblicazioni: i contributi critici al volume di Giorgio Celli "La zattera di Vesalio e altri drammi"; il dramma psicoanalitico "Il caso dell'uomo dei lupi" (Prospettivaeditrice, 2010). Nel 2013 dà alle stampe il volume "L'animale che immagina - Frammenti di un'autobiografia intellettuale" (Prospettivaeditrice), che contiene alcune conversazioni, sinora inedite, avvenute tra l'Autore e Giorgio Celli, di cui si è conservata registrazione per volere del Professore stesso. Sempre nel 2013, cura il saggio "Le parole con il loro dolore. Il poeta è un artigiano.
Appunti sulla scrittura poetica di Vittorio Franceschi", apparso come prefazione al libro di versi dello stesso Franceschi "Tre ballate da cantare ubriachi e altre canzoni". Nel 2014 pubblica la 'commedia semiseria da leggersi come un romanzo', scritta con Matteo Cincopan, "Il centenario" (Prospettivaeditrice). Nello stesso anno, scrive e pubblica il 'documentario per il teatro' "Le strade raccontano. Roma 1943-'44",(
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