CLAUDIO BOLOGNINI presenta IL POSTO DELLE VIOLE

MERCOLEDI' 21 MAGGIO ore 18

IL NUOVO ROMANZO DI



IL POSTO DELLE VIOLE
Giraldi Editore

Primi anni sessanta: un piccolo borgo come tanti in Italia. In paese ci sono Cinquetreotto, Celentano, Gallo, Napoli e Striscio, un barbiere somigliante in maniera straordinaria a Enrico Berlinguer. Ecco poi Marta e Ricky, due bambini che rincorrendo l’arcobaleno s’imbattono in una fattucchiera e nella profezia sul posto delle viole.
Un posto che i due piccoli amici ravviseranno tra le pagine di un libro, un vecchio romanzo sfogliato di nascosto nel gabinetto comune a tutto il caseggiato.
L’infanzia scorre tra la lettura di Pinocchio, il gioco del dottore, “mestieri muti”, le fate di Monte Adone, la partigiana Edera, lo spauracchio di finire tra i discoli e proverbiali soprannomi. Celentano canta impeccabilmente le canzoni del famoso Adriano, il solfanaio Gallo s’arrabatta tra polli e cianfrusaglie, Napoli vende frutta e verdura con il suo furgoncino, Striscio tosa senza scrupolo i capelli ai bambini e Cinquetreotto abbaia vagabondando per le strade con la sua zampetta sciancata.
Gli anni passano in fretta per Marta e Ricky: il collegio dalle suore e mille proibizioni, il bar del Lurido e fantastici giocatori di biliardo, la comune hippy e l’amore libero, la naia, la curva dei matti e i primi turbamenti sentimentali.
Il tempo fluisce scandito dalle cronache e dai fermenti di quegli anni: la bomba al traliccio di Segrate con la morte di Feltrinelli, l’attentato al treno Italicus sulla Direttissima dove aveva lavorato il nonno di Marta, le elezioni politiche del 1976, il convegno di Bologna nel settantasette tra i cortei degli autonomi e il totem di Arnaldo Pomodoro colorato dagli indiani metropolitani, i mondiali di calcio vinti in Spagna nel 1982 e il funerale di Enrico Berlinguer, o meglio di Striscio come ormai tutti in paese chiamavano il segretario del PCI.
Nel frattempo Marta è diventata maestra elementare e nella sua classe si rielaborano fiabe popolari; avrà una figlia ma resterà ragazza-madre, come allora si usava dire.
Una figlia chiamata Valentina, come la donna astronauta sovietica del 1963, che però crescerà negli anni ottanta, tra l’eco del disastro di Chernobyl e i racconti della mamma sul posto delle viole.
Riccardo invece si sposerà, ma il suo matrimonio finirà presto e si cullerà tra i ricordi dei giochi dell’infanzia e le musiche degli anni settanta. Si troverà poi ad aggirarsi tra i cantieri dell’alta velocità e penserà spesso alla antica profezia.
Si avvicina finalmente l’equinozio di primavera del duemila, il momento magico della predizione. Sarà Valentina, la figlia ormai ventenne di Marta, a svelarci se si realizzerà davvero.
E lo farà a due voci: una volta farà narrare a Ricky e l’altra sarà Marta a raccontarci la storia del posto delle viole.

Nei suoi precedenti libri (“L’albero dei rusticani”, “Apache! – ovvero l’esordio di Piulina in serie A”) Claudio Bolognini ci raccontava l’infanzia e l’adolescenza negli anni sessanta e settanta. Invece in questo romanzo, pur partendo dall’infanzia negli anni sessanta, ci conduce sino all’alba del nuovo millennio. Una scrittura lineare, pulita e garbata, ci accompagna attraverso gli ultimi decenni del novecento italiano. Eventi nazionali e semplici vicende dei due protagonisti, così simili a tanti coetanei di quel periodo, s’intrecciano e scandiscono con efficacia la lieve e suggestiva trama del posto delle viole.

Alla presentazione del romanzo, assieme all'autore partecipano il gruppo di giovani critici del Liceo Copernico di Bologna coordinati da Maria Luisa Vezzali.

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