Martedì 7 marzo alle 18
IGNAZIO DE FRANCESCO
presenta
"LEILA DELLA TEMPESTA. Un'avventura di dialogo tra le culture".
(edizioni Zikkaron)
interviene CRISTINA CERONI
Martedì si tiene l'ultimo incontro del fortunato ciclo di letteratura sociale organizzato da Giancarlo Sissa, "L'INVISIBILE DISAGIO", che vuole riflettere, questa volta, sul carcere come laboratorio d'incontro fra culture.
Leila è il resoconto romanzato di un'esperienza pluriennale d'incontro coi detenuti all'interno del carcere di Bologna, dove Ignazio De Francesco un monaco ch e da anni si occupa di dialogo con i detenuti musulmani, svolge tuttora la sua attività di mediazione culturale. Il fondale è dunque quello del carcere, e in particolare il mondo delle persone coinvolte nel traffico di stupefacenti.
Tra loro c'è Leila, giunta in Italia come clandestina, attraverso il mare, durante una tempesta sul Mediterraneo. Con questa strana figura di monaco cristiano che parla l'arabo perfettamente, Leila intreccerà nel corso dei mesi un rapporto intenso, fatto di scoperte reciproche, scontri - "Tu non sei un fratello, tu sei un cristiano!" - e incontri, sul filo di una scommessa: trovare punti in comune al di là delle differenze, e diffidenze, reciproche.
Un dialogo serrato nel quale si intrecciano molti temi alti trattati però in modo accessibile a ogni genere di lettore.
Superato il muro di un'apparente incomunicabilità, siamo all'inizio di una storia vera che può raccontare megl io di tanti monologhi e di tanti discorsi cosa occorre fare per favorire un incontro autentico tra l'occidente cristiano e l'islam.
«Se mai ti capitava di guardare il creato attraverso le fessure della fortezza non vedevi se non un piccolo lembo di cielo e l'alto bastione, mentre su e giù per il bastione, giorno e notte passeggiavano le sentinelle». A metà dell’Ottocento, Dostoevskij descrive così la propria esperienza di recluso in Siberia. Il carcere come limite, noia e angoscia, ma anche immaginazione; come limbo di vita ma anche lembo di cielo.
Ignazio De Francesco, ha scelto proprio Dostoevskij come incipit per il suo libro pubblicato con Zikkaron, la neonata casa editrice della Piccola Famiglia dell'Annunziata, la comunità fondata da Giuseppe Dossetti con base a Monte Sole, sui luoghi della strage di Marzabotto.
Il testo è stato portato in scena inizialmente da Giancarlo Sissa, Serena Dibiase e Dimitri Campanella in forma di spettacolo-conferenza e ora da Alessandro Berti e Sara Cianfriglia in un nuovo adattamento teatrale.
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