Enzo Cartapati presenta Il gerarca aviatore

Venerdì 21 giugno alle 18,00

Enzo Cartapati
presenta
Il gerarca aviatore.
Aristide Sarti (1917-1945). Entusiasmi e delusioni di un giovane fascista (editore Sometti)

interviene Rinaldo Falcioni,
docente presso l'Università Primo Levi

Enzo Cartapati ha ricostruito l'interessante biografia di Aristide Sarti, un fascista irregolare che non nasconderà la propria delusione verso il regime.

Nazionalista, educato nella scuola gentiliana e cresciuto in una fucina del regime qual era il Fascio bolognese, Aristide non esitava a esternare le sue posizioni ben poco allineate rispetto al movimento fascista e poi a quello repubblichino, schiacciato sulle posizioni filonaziste di Mussolini. Sarti credeva in un fascismo rivoluzionario, che non aveva fatto in tempo a vedere in azione, dal momento che l’anima modernista e futurista si era fatalmente esaurita con la svolta dittatoriale del duce, nell’estate 1926, in pieno caso Matteotti.
A quei tempi era solo uno scolaro delle elementari, ma da ventenne sarà più che altro giovanilista e patriota, in un regime ingessato e in una società nella quale i giovani servivano tutt’al più come carne da cannone, ma non avevano molto da comandare e ancora meno da decidere.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 non ebbe dubbi: il suo cuore e la sua vita erano dalla parte della Repubblica Sociale, che per lui restavano la Patria, quella per cui aveva dato la vita il fratello Luigi, abbattuto nel 1943, a Tunisi.

Sorpreso dall’8 settembre in convalescenza a Bologna, Sarti si ritroverà a fare anche il federale reggente, per 86 giorni. In questo periodo, nella fase iniziale si registrò il suo tentativo di avviare una riconciliazione impossibile con l’antifascismo. Non poteva che scontrarsi col radicalismo degli altri gerarchi, sebbene non esitasse ad esporsi, battibeccando nel congresso di Verona da posizioni che potevano essere considerate tout court di sinistra.
La repressione sanguinaria seguita all’assassinio del federale di Ferrara Igino Ghisellini lo vide in dissenso, dare le dimissioni ed avviare il ritorno al volo di guerra, sui Messerschmitt dell’aviazione repubblichina, per difendere le città del nord dalle fortezze volanti alleate, che seminavano morte e distruzione.

Si dice che il 2 aprile fosse anche riuscito ad abbattere un bombardiere Mitchell, prima di precipitare. Qualcuno azzardò un’ipotesi di azione kamikaze, che la famiglia però escluse. L’aereo cadde nel laghetto di Corte Baronina, dalle parti di Goito, andando in pezzi a contatto con l’acqua. Il velivolo e i resti del pilota affondarono nelle sabbie, dove i familiari decisero di lasciarli e tuttavia vollero costruire un monumento nei pressi, a ricordo del sacrificio di Aristide.

Va sottolineato che il lavoro non ha nessun intento revisionista. Semplicemente l'autore,  di antica militanza nel Pci e la cui identità politica è diametralmente opposta, ha voluto dare un contributo alla storiografia sul fascismo bolognese, attratto dalla personalità di un giovane nato alla fine di una guerra e morto alla fine di un’altra (il 2 aprile 1945, a soli 28 anni). Un fascista trasgressivo, che testimonia come anche da parte di chi non si dissociò passando alla lotta partigiana, l'adesione al fascismo fosse tutt'altro che acritica.

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