Davide Barilli presenta Cuba. Altravana. Nel cuore di una città perduta

Martedì 29 ottobre alle 18,00

Davide Barilli
presenta
Cuba. Altravana.
Nel cuore di una città perduta
(Giulio Perrone editore)
interviene Alessandro Castellari

Questa non vuol essere una guida ma un viaggio tra passato e futuro: una personalissima mappatura di ciò che (ancora per poco) sopravvive dell'Avana più letteraria - le strade, le piazze, gli edifici, raccontati e vissuti nel corso del tempo da Alejo Carpentier, Pedro Juan Gutiérrez, Virgilio Piñera, Miguel Barnet, solo per citare alcuni nomi fondamentali della narrativa cubana del Novecento. Emerge una sorta di Spoon River caraibica, una geografia che sta scomparendo, una cultura della Cuba al flou, quella che si sta apprestando al cambiamento, quella della Generazione W, interessata più a WhatsApp che al fermo immagine che tanto affascina i viaggiatori alla ricerca di un tempo perduto. Ne deriva un atto d'amore e di addio, in particolare a Centro Habana, alla scoperta di luoghi per lo più sconosciuti ai turisti: teatri trasformati in giungla come il Campoamor, balere, minuscole librerie dell'usato, centri culturali alternativi, ma anche laboratori di erbieri, piazze senza nome, bar in odore di liquidazione.

Un viaggio all'interno della cultura cubana di oggi, attraverso i dialoghi con alcuni degli scrittori più importanti dell'Isola, e che conduce inevitabilmente alla Feria Internacional del Libro, la più importante manifestazione del mondo caraibico, ospitata ogni anno alla fortezza di San Carlo della Cabaña. Fino ad arrivare al cuore della città, dove operano artisti, pittori, scultori, grafici, musici, e nella calle, lungo le strade decadenti e devastate di una città perduta dove si nasconde l'anima vera di Cuba.

Per farvi venire voglia di leggerlo (e di conoscere Davide Barilli martedì prossimo), niente di meglio delle parole che Alessandro Castellari ha dedicato a Cuba:

"Già lo notai nei suoi precedenti libri cubani ed avaneri, quali Le cere di Barracoa e Carte d'Avana, come la scrittura di Davide Barilli ti faccia entrare in contatto con quegli ambienti e con quelle persone che non incontreresti da turista, con la loro “dignità del disagio”, cioè la gente abituata a convivere coi bisogni primari: venditori ambulanti, bouquinistes, il vecchio ascensorista, il babolano, il ciclista che passa reggendo l'enorme scritta di “Eventual”, grande simbolo involontario dell'odierna Cuba. “L'Avana è la sua gente, piena di problemi e di soluzioni, capace di resistere a quanto avrebbe piegato qualunque altro popolo e di farlo collettivamente, come d'istinto” (p. 30).
In Cuba Altravana ritrovo anche il suo gusto della sintassi accumulatrice, nel giro della frase, di oggetti di interni fatiscenti, di strade del Centro Habana pullulanti di vita e di piccoli commerci; ma poi questi accumuli sintattici sono squarciati da metafore ardite, come in quei due piccoli gioielli che sono i capitoli “Hotel Lincoln” e “Consulado”.

C'è inoltre la forza evocatrice della sua scrittura visibile, ma anche acustica, tattile, olfattiva: ti pare di vedere quel Barrio, di sentirne le voci e i rumori, di toccare i suoi muri screpolati e le sue ringhiere arrugginite, di annusare le muffe degli interni e la salsedine che viene dal mare di là dal Malecón.
Ma qui c'è qualcosa che va oltre e va più nel profondo: nel “midollo nero di questa città del paradosso” (p. 57). Si tratta propriamente di un doppio paradossale, di un “mostro bicefalo”, in bilico fra la brama di un futuro diverso e l'orgoglio della propria revolución. La soluzione peggiore (o più banale) è quella del recupero e della museificazione dell'Avana Vieja, perché la vera Avana sta nella continua intersezione del vecchio e del nuovo, sta nel continuo vitale attrito fra il presente e il passato. Il viaggiatore Barilli prova piacere nel vedere che qualcosa del passato è rimasto e prova rammarico se esso sta scomparendo, tanto che il suo libro può essere anche considerato il “reperto di una leggenda”. Ma il viaggiatore sa fermarsi sulla soglia ambigua della nostalgia, trattenuto dalla spinta forte e confusa dei giovani (la generazione “W”, come Wi-fi) e dall'impresa continua degli avaneri a sopravvivere e a vivere.

Questo libro è affascinante perché ci pone di fronte al noto e all'ignoto, al presente e al passato, cioè alla vita e ai caratteri veri di una città.
Scrissi una volta a Davide Barilli che occorre avviare una operazione verità sulla radicale differenza fra il turismo e il viaggio, fra la ricerca coattiva del noto e del programmato e l'avventura del non noto e dell'imprevedibile: fra l'etica del pagante e l'etica del viandante. Questo bel libro ci è anche utile per questa operazione verità".

Scrittore e giornalista, Davide Barilli ha pubblicato numerosi romanzi e raccolte di racconti. Diversi suoi libri sono ambientati a Cuba, come Le cere di Baracoa e La nascita del Che, rispettivamente secondi ai premi Fabriano (2010) e Chiara (2014). Assiduo frequentatore dell’isola caraibica, ha presentato i suoi libri e tenuto conferenze alla Feria Internazionale del Libro. La casa editrice cubana collecion Sur ha pubblicato il suo libro El castillo de papel, presentato alla Fiera Internazionale del Libro 2018. Lavora dal 1990 nella redazione della Gazzetta di Parma, dove si occupa della pagina culturale.

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