Giuseppe Civati presenta Liliana Segre. Il mare nero dell'indifferenza

Mercoledì 20 marzo alle 18,00

Giuseppe Civati
presenta
Liliana Segre. Il mare nero dell'indifferenza
(People edizioni)

interviene Ilaria Bonaccorsi

I fascisti tolsero Liliana Segre da scuola, i nazisti la portarono ad Auschwitz, gli altri si girarono dall'altra parte: lei lo racconta da decenni per conservare la memoria dell’Olocausto nelle nuove generazioni, e adesso lo fa in un nuovo libro a cura di Pippo Civati che presentiamo mercoledì alla presenza del curatore.

Liliana Segre. Il mare nero dell’indifferenza è il libro che parla della sua vita e del suo impegno per evitare che ciò che accadde negli anni Trenta e Quaranta si ripeta.
Lo ha pubblicato People, la casa editrice fondata qualche mese fa da Pippo Civati (che è anche il curatore del volume) con Stefano Catone e Francesco Foti. Parte del ricavato delle vendite sarà destinata a finanziare la Fondazione Memoriale della Shoah di Milano.
Tutto il libro è stato costruito a partire da interviste e interventi di Segre, dal suo lungo, ininterrotto racconto pubblico.
Risulta evidente il pericolo che l’odio trovi la strada per arrivare a tutti, per dilagare, per diventare un’abitudine. Un odio che si trasforma, attraverso il megafono della propaganda, in un filtro con cui selezionare le persone, per dividerle e per espellerne alcune dalla comunità.

Sono «parole d’odio che diventano dittatura e poi sterminio», come Segre ha dichiarato a Marco Damilano. L’importanza delle parole sta tutta in questa affermazione, perché – ammonisce – la democrazia finisce piano piano: «Ho la paura della perdita della democrazia, perché io so cos’è la non democrazia. La democrazia si perde pian piano, nell’indifferenza generale, perché fa comodo non schierarsi, e c’è chi grida più forte e tutti dicono: ci pensa lui»
«Il punto iniziale e la paura principale per me è l’indifferenza. È più comoda, è una scelta che è una non scelta, è un richiamo fantastico, è una sirena irresistibile. Sono spariti i grandi ideali, le persone sono molto meno politicizzate. È più facile aderire a gruppi nei quali c’è qualcuno che decide al posto tuo. Questo vale per quasi tutti, salvo che per i pochi che si sono opposti, come al tempo della mia infanzia. Quei pochi sono sempre stati una minoranza assoluta». L’indifferenza è impunita: «E come si fa a prendersela con gli indifferenti? Ti possono sempre rispondere che non hanno fatto nulla»

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