Valerio Monteventi presenta Ruggine, meccanica e libertà

Lunedì 11 marzo alle 17,30

Valerio Monteventi
presenta
Ruggine, meccanica e libertà
(Edizioni Alegre)

intervengono
Martina Lo Cascio, Franco Berardi Bifo, Wu Ming 1, fra' Benito Fusco

42 anni fa, l'11 marzo 1977, lo studente Francesco Lorusso veniva ucciso in via Mascarella, 37 dalla pallottola di un carabiniere: un episodio drammatico che ha segnato profondamente la storia della nostra città.
Lunedì 11 marzo in libreria ospiteremo Valerio Monteventi, un protagonista che quei giorni li ha vissuti, con il suo ultimo libro in cui racconta un percorso importante della sua vita tra "Ruggine, meccanica e libertà".

Così Valerio Monteventi ha parlato del suo libro:


"Un giorno mi capitò di ascoltare uno di quei maestri della meccanica che ritengono la loro disciplina ferrosa un insieme di principi usciti dai cassoni di truciolo delle officine di mezzo mondo: un'arte che si è arricchita, nel corso del tempo, attraverso una cultura "multietnica", fatta di alluminio, ferro, acciaio e bronzo, e impigliata nella riccia argentea degli scarti di lavorazione.
Quel simpatico signore era uno di quei metalmeccanici che usano le loro mani come "attrezzi" e che possiedono un inestimabile patrimonio di "sapienza manuale" , ma, al tempo stesso, possiedono una lingua affilata che non manda a dire le cose per delega: "Nel '68 si parlò, tra le tante cose che andavano rivoluzionate, anche di rivoluzione dei rapporti di coppia. Non ci fu nessuno, però, che si azzardò a rivoluzionare la coppia conica e il suo sistema di trasmissione di motricità che, messo a punto all'inizio, a differenza dell'amore, è molto meno vulnerabile... Se nella vita, per far funzionare bene una coppia ci vuole una buona affinità di pelle, in meccanica, il pignone e la corona diventano una coppia conica ideale se la loro spessorazione viene fatta a regola d'arte"
Di questa "arte", fatta di cianfrinature, blu di prussia, truschini, lapidelli e lappatrici parla il mio libro Ruggine, meccanica e libertà.
Insieme agli arnesi, alle macchine e ai tanti tipi di metalli, parla anche degli operai che con queste cose ci convivono tutti i giorni e cercano o di non rimanerne schiacciati o di maneggiarle con perizia e genialità.
Ma in queste 300 pagine, abbastanza rumorose, si ritrovano anche la ruggine e le scorie. E si parla pure di quell'idea di scarti che si è spostata dagli oggetti agli esseri umani. Sono storie di uomini vinti nella guerra quotidiana per la sopravvivenza e di vite ormai esaurite che non reclama più nessuno. Ma c'è la passione e la costanza di chi cerca di ridare tempo a coloro che avevano già consumato il tempo delle loro esistenze".

Il libro Ruggine, meccanica e libertà è il primo volume della nuova collana di letteratura Working Class diretta dallo scrittore toscano Alberto Prunetti (suoi i romanzi "Amianto" e "108 metri").

Ha scritto nella quarta di copertina Alberto Prunetti:

"Dalla fabbrica alla galera, andata e ritorno. Due luoghi che si somigliano, un percorso tipico di tante scritture working class. In fondo i proletari un tempo potevano permettersi di scrivere solo se andavano in prigione: il tempo morto del lavoro poteva allora convertirsi in scrittura.
Valerio Monteventi racconta in autofiction un percorso carico di consapevolezza politica: figlio di operai vicini al Partito comunista italiano, cresciuto col mito della classe operaia, entra da studente universitario in fabbrica. Critica il lavoro salariato dall'interno smontando il mito del "chi non lavora non mangia" coltivato dalla generazione dei padri. La repressione dei primi anni Ottanta lo porta, con una falsa accusa, nelle patrie galere. Ne esce con un'assoluzione e si lancia nella politica e nel lavoro sociale, spingendo a testa bassa come un giocatore di rugby. Fino a quando il suo nuovo lavoro lo riporta dentro la prigione, stavolta come tutor di un gruppo di giovani detenuti che imparano da vecchi maestri di meccanica l'arte del tornio e della fresa. Vecchi con le mani d'oro, capaci di fare gli scarpini di metallo a un moscerino. Ad ascoltarli lima alla mano giovani proletari, spesso immigrati, costretti a imparare un mestiere e rapidi a percorrere ogni strada possibile per la libertà. La ruggine da un lato e il disco tagliente della mola dall'altro: quando si incontrano sul testo, liberano scintille".



No comments: